E d'ogni male mi guarisce un bel verso by Fabio Stassi;

E d'ogni male mi guarisce un bel verso by Fabio Stassi;

autore:Fabio Stassi; [Stassi, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838946196
editore: edigita
pubblicato: 2023-11-10T23:00:00+00:00


Tassonomia e terapia del dolore

Un professore di psicologia canadese che si occupava di ricerca sul dolore alla McGill University, Ronald Melzack, e un suo collega americano, Warren S. Torgerson, idearono nel 1971 un questionario per catalogare tutti i possibili tipi di dolore umano secondo una divisione per descrittori. Stilarono in tutto 78 voci raccolte in 20 gruppi a seconda dei gradi di qualità e intensità e della sfera sensoriale di appartenenza e ne ricavarono una tabella sinottica di tutte le percezioni negative che si possano provare, dal formicolio all’oppressione, dalla nausea al gelo e al bruciore, al soffocamento, al taglio e alla tortura: una vera e propria tassonomia del dolore.

In una ricerca di qualche anno fa,75 due medici dell’università di Siena, N. Tonelli e R. Marcolongo, hanno confrontato questo prospetto con le espressioni e descrizioni delle esperienze dolorose presenti nell’Inferno. L’esito è sorprendente: soltanto un gruppo non trova una rispondenza, il dodicesimo, quello del dolore nauseante e soffocante. Ma tutti gli altri sono rappresentati, e addirittura 46 termini su 78 vi si ritrovano quasi alla lettera. È la prova dell’«ampiezza della sfera emotiva»76 di cui parla Eliot come una delle più grandi lezioni di Dante: la dannazione, l’espiazione, la beatitudine, tre stati emotivi diversi per ciascuna delle tre cantiche in grado di registrare e monitorare ogni tipo di esperienza.

Con un anticipo di secoli e la competenza di uno specialista, Dante classifica quella che Donatella Lippi chiama la semantica del dolore,77 senza tralasciare nessuna sensazione umana. Descrive stati di progressiva disabilità e perdita di autonomia, e ne trae un ordine gerarchico; usa i verbi del tremare, del percuotere, del battere, del pungere, dello stringere; chiama «rancura»78 un dolore tormentoso: ogni sofferenza è analizzata nei suoi effetti fisici. C’è il dolore che rompe e storpia, e quello che «graffia, iscoia e isquatra»,79 il dolore che «scerpa»80 e quello che ghiaccia anche le lacrime.81

Ma di gran lunga la frequenza maggiore è riservata alle reazioni di spavento. È la paura il primo morbo dell’uomo e la grande protagonista del poema, la fiera che ci abita, il male oscuro e nascosto. È la paura che raggela, blocca, annulla la coscienza, spinge alla fuga, reclude nella malinconia e nella depressione. È da questo smarrimento che Dante intraprende il suo viaggio, quando chinava «a rovinar, le ciglia» verso l’oscurità nella quale stava precipitando (Paradiso, XXXII, 138).

La Beatitudine alla quale approda altro non è che l’affrancamento, o almeno il desiderio di essere affrancato, dalla paura, da ogni paura, e anche dalle passioni terrene, dalla «caligine del mondo» (Purgatorio, XI, 30). A questa liberazione potremmo orientare alcuni versi dell’ultimo canto del poema:

[...] e ancor mi distilla

nel core il dolce che nacque da essa.

Così la neve al sol si disigilla.

(Paradiso, XXXIII, 62-64)

In definitiva, la scrittura della Commedia è la sua personale terapia del dolore. Ma non è soltanto di dolori di carattere fisico o psichico che Dante traccia la mappa. La sua è anche una gigantesca e inesorabile radiografia o tac di un paese che soffre da secoli degli stessi mali.



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